Vai al contenuto

Oligopolio: definizione, caratteristiche ed esempi

    Definizione

    Si parla di oligopolio (dal greco òligos = pochi) quando la produzione della merce è concentrata nelle mani di poche imprese offerenti, in grado di influenzare singolarmente il prezzo.

    Si definisce oligopolio concentrato quello in cui i prodotti offerti dalle imprese sono omogenei (ad esempio sono oligopoli concentrati quelli di alcune materie prime, come l’industria del cemento o quella dell’acciaio), differenziato quello in cui essi differiscono per qualità, tipo, immagine, pur essendo succedanei (ad esempio i televisori di varie marche, modelli e prestazioni).

    In tale situazione le barriere all’entrata per le nuove imprese sono frequenti ed elevate: chi vuole entrare a far parte del ristretto gruppo di imprese che offrono un certo bene dovrà allestire impianti spesso di grandi dimensioni, investire ingenti capitali, attrezzarsi per l’uso di tecnologie di avanguardia, affrontare spese promozionali per farsi conoscere su un mercato dove sono operanti imprese già forti e note.

    Proprio perché le imprese sono poche, i loro comportamenti si condizionano reciprocamente, e quindi esse dovranno decidere se accordarsi, magari tacitamente, per convivere nel mercato ognuna con la sua parte di potere e di vendite, oppure porsi in competizione sulla base di ribassi di prezzi e di miglioramenti sulla qualità dei prodotti, allo scopo di catturare maggiori quote di mercato a scapito delle imprese rivali, tentando eventualmente di espellerle dal mercato.

    Nel caso in cui le imprese assumano tutte un atteggiamento di tipo adattativo, cioè che ognuna accetti di condividere in modo non conflittuale insieme agli altri oligopolisti, nel mercato si determina un prezzo tacitamente accettato da tutte, che nessuna singolarmente ha interesse a modificare.

    Infatti supponiamo che una sola impresa alzi il prezzo: le altre non modificano il loro e gli acquirenti dalla prima spostano i loro acquisti presso le altre, per cui quell’impresa perde quote di mercato. Quindi nessuna impresa attuerà questo comportamento economicamente negativo.

    Se invece un’impresa oligopolistica abbassa il prezzo, evidentemente con l’intenzione di ampliare la quantità venduta, le altre imprese per non perdere il mercato sono costrette ad abbassarlo anche loro; questo andrebbe evidentemente a vantaggio dei consumatori, ma non degli oligopolisti: anzi si potrebbe innescare una situazione conflittuale che si esplicita in ribassi successivi dei prezzi, tale da eliminare dal mercato l’impresa colpevole di aver turbato la precedente situazione di tranquillo adattamento.

    Un caso particolare di oligopolio trattato nella teoria è il duopolio, dove le imprese che dominano l’offerta sono due, e le strategie possibili sono di nuovo il tacito adattamento alla coesistenza, in un rapporto di spartizione del mercato proporzionale al rispettivo potere di mercato, ovvero il conflitto attraverso ribassi del prezzo.

     

    Coalizione tra Produttori

    Come già detto, l’oligopolio è una forma di mercato che vede produrre un determinato bene solo da un limitato gruppo di produttori.

    Il bene prodotto ha la caratteristica della similarità. La similarità è quella caratteristica che vede più beni diversi per alcuni particolari ma uguali rispetto la loro utilità di conto.

    Ad esempio, l’automobile è un bene prodotto in un mercato definito come oligopolio. Pochi, infatti sono i produttori di questo bene rispetto i milioni di consumatori dello stesso. La similarità del bene automobile è costituita dal fatto che le caratteristiche di massima di questo bene sono più o meno equivalenti. Può cambiare la cilindrata, il modello, di optional, il tipo di trazione ma fondamentalmente sono sempre automobili quindi mezzi di trasporto per le persone.

    Per questo tipo di bene, il mercato oligopolista consente produttori di fissare il prezzo e la quantità da produrre realizzando così la condizione di coalizione tra gli stessi produttori.

    La coalizione tra i produttori può assumere sostanzialmente due forme: quella del castello e quella del trust. Per cartello si intende l’accordo che viene realizzato tra i produttori per stabilire il prezzo minimo per il bene prodotto e la quantità massima dello stesso.

    Con il cartello il consumatore non usufruisce degli effetti della libera concorrenza quali un prezzo ridotto, una varietà di colori più ampia, una garanzia per gli stessi più estesa nel tempo. Infatti, possiamo verificare che rispetto al mercato dell’auto a parità di cilindrata, le automobili si equivalgono. Prezzo e prestazioni.

    La forma oligopolistica del trust, invece, realizza una vera e propria fusione tra le imprese tale che ai diversi centri decisionali delle stesse viene sostituito un solo centro dirigenziale per assumere le strategie dell’intero gruppo. Producono lo stesso tipo di prodotto anche se con marchi diversi. Nel nostro Paese abbiamo esempi chiari quali il servizio offerto dalle emittenti televisive, la produzione di diversi marchi di autovetture eccetera.

    Anche il trust è una forma di organizzazione del mercato fatto dai produttori a vantaggio degli stessi ma svantaggiosa per i consumatori in quanto a questi ultimi non vengono coperti beni e servizi in concorrenza tra loro.

    Per questo motivo, in Italia, esiste una organizzazione governativa: l’autorità garante della concorrenza e del mercato (istituita dal 1990) che interviene nel caso si realizzino condizioni di cartello e di trust, a svantaggio dei consumatori.

    Per lo stesso fine sono stati emanati una serie di norme giuridiche per controllare che tre grossi produttori non si realizzino questi tipi di accordi che danneggiano i consumatori.